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Le ricadute nel settore agroalimentare a seguito del conflitto Russia-Ucraina

Dal punto di vista vitivinicolo, l’export italiano verso l’Ucraina vale attualmente (dati Confagricoltura rilevamento ISTAT 2021) quasi 50 milioni di euro. Quello russo nel periodo gennaio-novembre ha superato i 135 milioni di euro.
L’Italia è il primo esportatore di vino in Russia, anche in Ucraina l’Italia è leader di mercato e lo scorso anno si è registrato un incremento del +20%. Ma l’incremento fin qui ottenuto rischia adesso di essere bruscamente interrotto.
In effetti, il dato di riferimento delle autorità doganali russe mostra che sul totale dei vini importati nella Federazione, l’origine Italia ha un impatto significativamente più importante circa 375 milioni di dollari, quasi il 5% del totale export di vino italiano, corrispondenti a più di un milione di ettolitri di vino.

Il rischio della svalutazione del valore economico del rublo è tra le difficoltà dovute all’attuale situazione delle imprese sul mercato. Al momento, rappresenta la preoccupazione maggiore delle imprese vitivinicole italiane particolarmente esposte a questo mercato poiché si rischia l’insolvenza nei pagamenti.
Negli ultimi anni, Consorzi e imprese italiane hanno investito molto nel mercato russo sia in relazioni commerciali sia capitalizzando in succursali e uffici non solo a Mosca ma in diverse città russe.

L’adozione di contro-sanzioni da parte della Russia verso i prodotti importati dall’UE rappresenta una difficoltà di accesso al mercato scoraggia il commercio e le imprese ad assumere nuovi impegni verso i clienti russi.
Sono sorti problemi indiretti dovuti al conflitto tra Russia e Ucraina legati al costo dei trasporti, energia e materie prime.
Nell’ultimo mese il costo del vetro è aumentato esponenzialmente, circa del 10%.
Questo mina fortemente la competitività e la sostenibilità finanziaria delle aziende del vino, in particolare le piccole e medie imprese, costrette ad assorbire gran parte dell’aumento di questi costi.

Un’altra tempesta perfetta che si abbatte su un comparto che ha dato molto in questi due anni, e che era già prima del conflitto in condizioni precarie sotto numerosi punti di vista.

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